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4 dicembre - E' questo l'inverno dell'anima...


Vivere nella luce significa vivere come Gesù ci ha insegnato nel Vangelo. 

Sembra facile, ma non lo è.

Spesso noi viviamo nella notte anche di giorno?

Com’è possibile questo? Basta riflettere per capire…

Presi dalle nostre inquietudini ci scordiamo degli altri che ci vivono accanto e non scorgiamo più la luce dei loro sorrisi; ci immergiamo sempre più nel buio dei nostri problemi quotidiani e da questi ci lasciamo catturare fino a diventarne succubi.

In questa situazione viviamo come prigionieri di noi stessi e non riusciamo più a gioire insieme agli altri. 

I nostri affetti si raffreddano, i sentimenti si assopiscono e il nostro cuore si congela.

A questo punto viviamo solo per noi stessi e solo di noi ci preoccupiamo… e questo è l’inverno dell’anima.
-Dov’è finito il sole? 
-Quando arriverà per noi l’estate?

Arriverà quando ci comporteremo come i pastori, che avendo saputo che era nato un bambino poverello, si svegliarono di notte e, sfidando il gelo dell’inverno, si apprestarono alla grotta per portare quel poco che avevano.
 Allora non perdiamo altro tempo! Mettiamoci subito in cammino con i pastori  e, come loro, raggiungiamo chi è nel bisogno. 

Aiutando gli altri riceveremo il calore che ci riscalderà il cuore e ci fa risplendere di luce nuova.

Dunque che altro aspettiamo! 

Partiamo con gioia; percorriamo con fede la via dell’Avvento e andiamo incontro al nostro prossimo in modo che tutti insieme possiamo arrivare a festeggiare il vero Natale

E… non preoccupiamoci di cosa portare alla capanna. 

A volte anche niente può significare tanto: leggi la storiella che segue per capire…

-Le statuine del presepe erano in agitazione… ognuna stava preparando un dono da portare al Bambino nella grotta.
I pastori tenevano fra le braccia gli agnelli più piccoli e soffici.
La mungitrice portava una brocca di cremoso e tiepido latte appena munto e la portatrice d’acqua reggeva con attenzione un otre di fresca acqua di fonte.
I contadini portavano cesti di frutta e la cucitrice dava gli ultimi punti ad un piccolo camicino candido.
Solo una vecchina dai colori un po’ sbiaditi, sul fondo del presepe, era disperata. Era così tanto povera che, per quanto cercasse in ogni angolo della sua capanna, non riusciva a trovare un dono presentabile per il Bambino.
Così, mogia mogia, si incamminò verso la grotta indicata dalla stella, badando bene però di restare in fondo alla lunga processione, un po’ nascosta.
Quando arrivò davanti alla grotta, non osò entrare così a mani vuote e si fermò sulla soglia.
Maria, nella grotta con il Bambino fra le braccia, sorrideva e ringraziava le statuine che si facevano avanti una ad una e, per poter riceve i loro doni, chiese a Giuseppe di tenere lui il Bambino in braccio per un po’.
Ma si faceva buio e Giuseppe era indaffarato a chiudere con la paglia della mangiatoia le fessure che lasciavano entrare l’aria fredda della notte.
Allora Maria si guardò intorno e vide che l’unica statuina ad avere le mani libere era una vecchina dai colori un po’ sbiaditi che se ne stava in disparte sulla soglia. Le si avvicinò e le mise il Bambino fra le braccia e la povera statuina, che fino ad attimo prima non aveva niente, ora aveva fra le mani… tutto.
 

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